
Sharon, ribattezzata ”Sorriso d’argento” dalla perfidia
dei propri compagni di scuola, era una ragazzina come molte di quelle che
affollano l’uscita della scuola: jeans e scarpe da ginnastica, zainetto e
sghignazzate e tutto quello che serviva a farne un modello sul quale
identificarsi.
La serie ideata da Melissa Clark e prodotta da Alicia
Silverstone (anche voce di Sharon in lingua originale), aveva fortemente
attinto ai cliché delle soap per teen-ager, condite di invidie feroci tra
amiche-rivali e diatribe insanabili tra belli e brutti, sicuri e insicuri, con addirittura
tanto di ragazzina acida che disprezzava l’amichetta cinese per i suoi occhi a
mandorla.
I protagonisti di ”Sorriso d’Argento” piangevano
lacrime che sembravano vere, arrossivano come i loro coetanei in carne ed ossa,
e vestivano troppo alla moda come tutti gli adolescenti, equipaggiati già sette
anni fa di ogni sorta di cellulare e videogioco. Il ”Sorriso d’argento” vive
anche oggi e vivrà sempre per coloro che dovranno mettere l’apparecchio.
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