mercoledì 29 giugno 2016

Per un brillantino in più…

Per molti è sempre di moda, per altrettanti forse lo è un po’ meno. In ogni caso se ne parla ancora, e quando se ne parla è sempre di attualità.
Parliamo del brillantino sul dente. 

La persona lo vuole mettere per rendere il sorriso ancora più speciale, prezioso ed attraente. L’essere umano ama da sempre  vestirsi, truccarsi, alterare il proprio aspetto estetico. Nessuna parte del corpo è mai stata esente da personali modificazioni dettate dal gusto.

Da qualche decennio a questa parte, sulla spinta dell’imitazione di personaggi famosi, ha preso piede il piercing al dente, che consiste nell’applicazione sulla superficie dentale di pietre o metalli preziosi. La scelta più frequente è quella del brillantino, falso o vero che sia.
Esistono tre tipi di piercing dentale, a seconda del materiale applicativo utilizzato e, di conseguenza, della durata dell’applicazione:
Il temporaneo: è un banale trattamento estetico praticabile anche a casa, grazie all’acquisto di un apposito ‘kit’. La pietra viene attaccata con una colla semplice che permette una tenuta di poche settimane.

Il semipermanente: un trattamento nel quale si utilizzano cementi odontoiatrici che garantiscono una durata di qualche mese.
Il permanente: l’applicazione sul dente è una manovra che non deve assolutamente danneggiare lo smalto, quindi occorre attenzione nel farlo applicare da persone non professionalmente preparate. Difatti una così insignificante manovra se non eseguita da un professionista può rovinare irreversibilmente lo smalto.


Alla fine tutto si può fare per modificare il proprio aspetto e sentirsi più belli. Applicare un brillantino sul dente è piuttosto semplice e spesso è possibile farlo a costo contenuti ed abbordabili per tutte le tasche e con risultati impeccabili e soddisfacenti. Solo che con certe applicazioni non si può scherzare: diventa un pensiero da rivolgere e spiegare al dentista.